WIM WENDERS: IL CONTROSCATTO

WIM WENDERS: IL CONTROSCATTO

“Una fotografia è sempre un’immagine duplice: mostra il suo oggetto e dietro il controscatto: l’immagine di colui che fotografa al momento della ripresa”.
Tratto da Una volta, 1993 di WIM WENDERS

Il controscatto è la parte invisibile di ogni fotografia, è l’immagine di colui che si cela dietro la macchina fotografica e che crediamo capace di fissare solo l’istante reale.

Ogni fotografia svela il segreto del fotografo, racchiude le scelte che ciascun autore compie dentro e fuori sé stesso. Quelle scelte tecniche e di approccio, quelle modalità di scatto o di rielaborazione, quella volontà di fermare uno sguardo ed un gesto ed il desiderio di ricostruire frammenti strappati all’oblio del tempo.

Non esiste una sola Fotografia, ma tante ombre quanti sono i soggetti che decidono di svelarsi. Ci dimentichiamo troppo spesso, presi dai tecnicismi, dalle regole e dalle distrazioni, che ogni fotografia racconta più storie, non solo quella del soggetto fotografato, ma più profondamente quella intima e personale dell’autore.

Nella sua prima Verifica Omaggio a Niépce, Ugo Mulas scriveva “Al fotografo il compito di individuare una sua realtà, alla macchina quello di registrarla nella sua totalità.” Niente di più vero: è solo all’interno del fotografo che nascono le storie. E’ solo con la consapevolezza della nostra unicità, della nostra urgenza di raccontare che possiamo avere davvero qualcosa da dire. E più sarà qualcosa che parla del nostro percorso personale, storico e culturale più avremo la possibilità di emozionare.

La fotografia è documentazione e testimonianza esterna ma anche un intrecciarsi delle esperienze del fotografo, che finiscono per fondersi in una narrazione più ampia. Si vede solo attraverso quello che si è vissuto, visto, ascoltato e letto, si mette per immagini solo quello che si ha dentro e si da forma ai sentimenti, alle paure, alle aspettative ed ai sogni. Ogni fotografia ha un passato, vive nel presente e resta nel futuro. Abituarsi a vedere, non solo fuori, ma dentro al tempo. Un Tempo che solo la fotografia possiede.

Attraverso la fotografia allo spettatore viene data la possibilità di ripercorrere, rivivere, risentire odori, profumi, percepire rumori, fare ordine e non dimenticare.

La vera fotografia non è un semplice esercizio di stile e di forma, ma ricerca che traduce in immagini bidimensionali quello che Tiziano Terzani sosteneva “La grande fotografia è l’immagine di una idea” aggiungendo “La fotografia – clic! – quella la sanno fare tutti.”

Pensiamo alla scelta dei colori tenui ed acquarellati di Luigi Ghirri, alla Napoli metafisica e silenziosa di Mimmo Jodice, ai colori pop ed eccessivi di David Lachapelle, alle serie intime e potenti di Duane Michals, ai paesaggi e personaggi sospesi e bloccati di Alec Soth.

Ecco dove si trova la differenza. Riuscire a pensare alla fotografia come ad “un atto bidirezionale: in avanti ed in indietro”, verso il soggetto ripreso e verso la peculiarità del fotografo stesso, del suo bagaglio personale, del suo contesto storico.

[Luisa Bondoni]