MAN RAY: L’ENIGME D’ISIDORE DUCASSE

Man Ray non è stato solo un fotografo. Si è servito della fotografia come di altri mezzi espressivi – la matita, la pittura a olio, la gouache – lo possiamo quindi considerare un artista a tutto tondo. Ha realizzato opere commerciali e per la moda: immortalò infatti Paul Poiret e Cocò Chanel, lavorando per prestigiose riviste come Harper’s Bazaar, Vanity Fair e Vogue. Man Ray era un tecnico, si faceva costruire obiettivi su misura e stampava a contatto, sperimentava con le solarizzazioni e le doppie esposizioni. E’ stato un artista dadaista, influenzato dal surrealismo, ma continuamente libero.

L’Enigme d’Isidore Ducasse del 1920, rifatto 1972, è formato da una macchina da cucire, avvolta in una coperta e legata con lo spago. L’idea di Man Ray di usare una macchina da cucire è stata ispirata da una similitudine usata dallo scrittore francese Isidore Ducasse (1809-1887), meglio noto come il Conte di Lautréamont, ‘Bello come l’incontro fortuito, su un tavolo operatorio, di una macchina da cucire e un ombrello’. I dadaisti e il futuro gruppo dei surrealisti amavano questa frase, ci hanno ritrovato un nuovo tipo di immagini sorprendenti, piene di simbolismi mascherati. L’oggetto avvolto di Man Ray era un mistero e la parola ‘Enigma’ nel titolo si ritrova nei titoli di alcune opere successive di Giorgio de Chirico e l’idea di qualcosa di avvolto e nascosto può essere vista come anticipatrice di René Magritte.

Interessante come Isodore Ducasse ritorni cinquant’anni più tardi: Francesca Woodmann nel 1978 terrà la sua prima mostra personale a Roma, nella libreria Maldoror, che prendeva il nome dall’eroe dei Canti di Maldoror, poema in prosa scritto appunto dal Conte di Lautréamont, considerato il testo precursore del surrealismo.

Tornando a Man Ray, una fotografia della versione originale del lavoro venne riprodotta sulla prima pagina del primo numero della rivista surrealista La Révolution surréaliste nel dicembre 1924. Il testo di accompagnamento era un manifesto sull’importanza dei sogni. Questa fotografia simboleggiava ciò che si trova oltre la comprensione razionale e la quotidianità.

Nonostante Man Ray venga considerato come una delle figure pionieristiche dell’arte tra le due guerre, questa tipologia di opere non è del tutto conosciuta e ciò dipende da una parte dalla sua fama come fotografo e dall’altra dalla storia complessa di molte di queste opere, che in parte andarono perdute o distrutte. Molte le conosciamo attraverso le fotografie riprodotte sulle riviste e il loro status di oggetti è stato oscurato dalla fama delle immagini fotografiche. Man Ray spesso realizzava oggetti per fotografarli e poi li buttava o li riutilizzava in altri modi. Questo anticipa quello che succederà negli anni ’50 con gli happening, manifestazioni artistiche caratterizzate dall’improvvisazione e partecipazione del pubblico. Senza fotografie non conosceremmo oggi le opere messe in scena da Allan Kaprow per esempio e tutte le successive performance degli anni 60/70.

[Luisa Bondoni]