GISELE FREUND: MAESTRA DEL COLORE

Ritratto di Gisele Freund

Nata a Berlino nel 1908 da una famiglia benestante, fin da piccola si appassionò all’arte e alla letteratura, studiando sociologia a Francoforte negli anni 30.

Nel 1934 si trasferì a Parigi, portando con sé alcuni rullini scattati in Germania durante alcuni momenti di resistenza al regime da parte di un gruppo di studenti universitari.

Nella Ville Lumiere diventò fotografa professionista per caso, si iscrisse alla Sorbonne dove incontrò Walter Benjamin e soprattutto entrò in contatto con Adrienne Monnier e Sylvia Beach, proprietarie di una libreria d’élite in città.

Tra i suoi primi ritratti al mondo intellettuale dell’epoca troviamo nel 1935 quelli realizzati al poeta André Malraux, con i capelli al venti ripreso su una terrazza per la ristampa del suo libro “La condizione umana”.

August Sander 1

La svolta la troviamo nel 1938, quando scoprì il negativo a colori, in commercio da pochissimo tempo, che prevedeva lunghi tempi di posa e l’ uso di luce artificiale. Il primo ritratto a colori venne realizzato a Paul Valery, proseguì con Paul Claudel, André Gide ed iniziò a meditare ad una galleria di ritratti a colori di artisti e scrittori, progetto che venne accolto con fervore dalle amiche libraie che la misero in contatto con queste grandi personalità. Questo divenne il progetto di tutta la sua vita, creare una grande libreria di ritratti di personaggi della cultura del tempo, che con la loro arte stavano cercando di rivoluzionare il panorama artistico.

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Nel 1938 incontrò James Joyce, del quale Time pubblicherà un ritratto in copertina in occasione del suo nuovo libro, visitò Virginia Wolf, fotografata con il marito nella sua casa di Londra, che rincontrerà nel 1946 a sette anni dalla morte di Virginia, poeticamente ricordata attraverso la sua assenza nella scrivania vuota in giardino.

Gisele seguì alcuni principi nel realizzare i suoi ritratti: attenzione ai dettagli ed agli abiti dei soggetti, scelti per rendere al meglio nella fotografia a colori, attenzione all’ambiente che circonda il personaggio, attenzione ai gesti, alle espressioni che possono dare informazioni sull’interiorità, La fotografa cercava di mettere a proprio agio i modelli, dialogando e suggerendo pose, per rilassarli. Il fotografo doveva starsene in disparte, muoversi delicatamente ed in silenzio.

Utilizzava una Leica 35 mm con obiettivi molto luminosi per sopperire alla lentezza della pellicola a colori.

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Con la seconda guerra mondiale scappò in America del Sud dove praticò per lo più il reportage, passando per Buenos Aires, la Patagonia, Bolivia, Perù e Paraguay.

Nel 1950 si fermò in Argentina e fotografò Evita Peron, di cui ci fornì la doppia anima: da una parte donna forte e pragmatica, dall’altra un pò civetta, amante di gioielli, vestiti e scarpe.

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Negli anni successivi fu in Messico ed incontrò e fotografò Diego Rivera insieme a Frida Khalo, immagini che vennero pubblicate sulle pagine di Look in America. Oltre a loro, immortalò Pablo Neruda e José Orozco.

Nel 1947 sottoscrisse l’iniziativa di Magnum Photo e nel 1949 firmò un contratto ufficiale con l’agenzia, dalla quale si allontanò nel 1954.

Negli anni 50, tornata a Parigi, fotografò la nuova generazione degli artisti a Montparnasse: Simone De Beauvoir, Albert Camus, Matisse, Chagall.

Proseguì la sua attività di ritrattista anche negli anni 60, fotografando per esempio lo scultore Giacometti, Le Courbusier, Dalì e tornando a fotografare quegli artisti che aveva incontrato agli esordi della sua carriera.

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Negli anni 70 realizzò numerosi reportage in Giappone, Stati Uniti, Messico ed Israele e nel 1981 venne incaricata di realizzare il ritratto ufficiale di Mitterand, con il suo sguardo semplice e spontaneo venne esposto in tutti i municipi francesi. In seguito proseguì la sua attività espositiva e seguì le sue pubblicazioni, morì nell’aprile del 2000, a quasi 92 anni.

Ricordiamo che Gisele Freund scrisse alcuni fondamenti testi di analisi sulla storia della fotografia, tra cui “Fotografia e società”, saggio che riprende la sua tesi di laurea, pubblicato nel 1974.

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[Luisa Bondoni]