ALFRED STIEGLITZ: CAMERA WORK E LA 291

Alfred Stieglitz, fotografo di origine tedesca, nato nello stato di New York nel 1864, si appassionò alla corrente del Pittorialismo allora in voga in Europa, stile caratterizzato da effetti flou, romantici ed evanescenti. Agli inizi del 1900 iniziò a riunire intorno a sè un gruppo di intellettuali capaci di  condividere la sua idea: la fotografia come nuova dimensione espressiva con un preciso ruolo all’interno della società.

Costituì nel 1902 la Photo-Secession, con l’obbiettivo di allontanarsi dalla concezione troppo pedante e conservatrice della fotografia in voga in quel periodo, per spingersi verso nuovi modi espressivi più liberi e meno accademici.

Per diffondere le idee del gruppo, Stieglitz inizò a pubblicare una rivista, Camera Work, a partire dal 1903, molto raffinata e curata, stampata su carta giapponese, con un apparato critico di alto livello. Venne redatta fino al 1917 e molti dei 50 numeri usciti vennero dedicati ad un singolo autore.

In questi anni Stieglitz dimostrò una grande sensibilità versa la modernità sia dal punto di vista letterario che visuale. Pubblicò nel 1912 un supplemento speciale dedicato a Matisse e Picasso e contemporaneamente spinse alla riscoperta dei grandi maestri del passato, come David Octavius Hill e Julia Margaret Cameron. L’ultimo numero della rivista riporterò il lavoro di Paul Strand, maestro della fotografia “straight” – diretta – che rappresentò una rottura nella storia della rivista ma in generale un cambiamento di rotto nella storia della fotografia.

Il passo successivo alla creazione di una rivista illustrata, fu per Stieglitz quello di creare un punto di incontro e di scambio fisico. Affittò uno studio di tre stanze al 291 della Fifth Avenue, inaugurando così il 25 novembre 1905 la nuova galleria, che diventò anche la redazione di Camera Work.

Rappresentò un punto di riferimento importante per la fotografia e per l’arte a livello internazionale, a metà strada tra galleria commerciale e luogo dove si fa cultura, in un continuo dialogo tra le arti.

Basti citare alcune delle esposizioni organizzate da Stieglitz: Robert Demachy, maestro del pittorialismo francese, Hill-Anana-Evans protagonisti del pittorialismo inglese, il Barone De Meyer con le sue fotografie di moda, a cui si aggiunsero mostre di Rodin, Toulouse Lautrec e Picabia.

Gli allestimenti segnarono una svolta rispetto alle mostre precedenti allestite come quadrerie ottocentesche: una sola fila di foto (al massimo sovrappose due cornici) appese ad una parete dai colori tenui, dando così la stessa importanza a tutte le foto.

Stieglitz ebbe il merito di capire la portata dei cambiamenti dei suoi anni:nel 1917 ospitò l’urinatoio di Marcel  Duchamp (Fontana) che era stato rifiutato dalla Society of Indipendent Artists, lo fotografò e lo inviò alla rivista Blind Man. Diede spazio all’arte primitiva ed infantile, a quella africana e valorizzò la fotografia femminile.

La 291 chiuse nel 1917, nel 1925 affittò un nuovo spazio che chiamò Intimate Gallery che cessò la sua attività nel 1929. Nello stesso anno nacque An American Place al 509 di Madison Avenue, che restò aperta fino alla morte dello stesso Stieglitz avvenuta nel 1946

[Luisa Bondoni]